Polizza obbligatoria contro le calamità naturali, Confartigianato: «Ancora troppe ambiguità»

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Il termine per la sottoscrizione delle polizze contro le calamità naturali (Cat Nat), prima fissato a fine 2024, passa al 31 marzo 2025. Pochi mesi che, evidenzia Confartigianato Imprese Vicenza, non sarebbero stati sufficienti a far chiarezza su alcuni punti e informare adeguatamente sullo strumento le imprese. Anche per questi motivi, Confartigianato spiega di aver chiesto di posticipare al 2026 l’introduzione dell’obbligo assicurativo.

Entrando nel merito, il Decreto Ministeriale si propone di coprire i danni derivanti da eventi catastrofali e individua territori a rischio. Si tratta, per l’associazione di categoria, di definizioni ambigue che generano confusione. Ad esempio, evidenzia, il decreto si concentrerebbe su eventi di natura straordinaria come terremoti, alluvioni, frane, inondazioni ed esondazioni, e altri fenomeni estremi legati al cambiamento climatico. Non sarebbe chiaro dunque se l’ambito di applicazione includa tutti i fenomeni naturali che possono avere un impatto distruttivo su larga scala (come, ad esempio, le precipitazioni intense) o se siano esclusi eventi meno frequenti, ma comunque pericolosi, come le eruzioni vulcaniche o i maremoti. Analogamente, l’individuazione del “territorio a rischio”, senza una classificazione dettagliata ed esplicita delle zone ad alta vulnerabilità, secondo Confartigianato potrebbe creare disparità con aree ad alto rischio sismico o idrogeologico che beneficiano di maggior coperture e regioni meno esposte escluse da alcune forme di risarcimento o con polizze meno vantaggiose.

Nel Decreto poi, continua l’associazione di categoria, non si fa alcun riferimento ai danni a merci, scorte e magazzino, così come ad eventi catastrofici ormai frequenti, ma non contemplati, come le precipitazioni intense e i conseguenti allagamenti. Tutti elementi “non obbligatori”.

Altro punto da chiarire, oltre alla mancata previsione di una sanzione a sé stante, sarebbe il fatto che le aziende che non sottoscrivessero questa polizza non potrebbero accedere “all’assegnazione di contributi, sovvenzioni o agevolazioni finanziarie da parte dello Stato, anche con riferimento a quelle previste in occasione di eventi calamitosi e catastrofali”. Per l’associazione l’ambito di applicazione del DM deve essere visto invece anche in relazione alla normativa preesistente e per questo quindi chiarire il rapporto tra le polizze e gli altri strumenti di assistenza pubblica, evitando conflitti tra protezione privata e solidale.

«Si tratta di ambiguità e margini di interpretazione ancora troppo ampi, per questo si era chiesta una proroga – ha commentato il presidente di Confartigianato Vicenza, Gianluca Cavion -. Sappiamo bene quanto sia importante per le nostre aziende poter risollevarsi da eventi che non fermano solo l’attività, non producono solo danni alle cose, ma incidono profondamente sull’animo dell’imprenditore anche nella sua veste di datore di lavoro. Siamo inoltre coscienti che in Italia assistiamo ad una sottoassicurazione piuttosto diffusa, motivo per cui ormai dieci anni fa abbiamo costituito una nostra Agenzia assicurativa per sensibilizzare e supportare i nostri soci. Gli imprenditori vicentini hanno vissuto questa situazione negli ultimi anni e ben ne conoscono i danni economici e umani. L’assicurazione obbligatoria invece pare tradursi solo in nuovi costi, sperando che siano proporzionati, trasparenti e sopportabili, e non producano una corsa al rialzo dettata anche dal poco tempo che ha messo a disposizione il Legislatore: mi preme sottolineare che, ancora una volta, abbiamo assistito all’annuncio di una nuova misura a oltre un anno fa con la legge di bilancio 2024, e si aspetta l’ultimo mese risicato per fornire gli aspetti operativi. Avevamo inoltre chiesto di valutare l’esenzione dei premi assicurativi dall’attuale imposizione fiscale del 22.25%, per renderli meno gravosi, ma niente. Se si voleva creare caos tra le imprese e le compagnie di assicurazione sicuramente ci si è riusciti. Riteniamo infine che far pagare solo le aziende non sia la soluzione, e avremmo preferito una politica premiante dei comportamenti virtuosi anziché punitiva. Politiche più accorte della gestione del territorio, maggior programmazione e attenzione a dove si realizzano insediamenti urbani e/o di natura produttiva, sono il vero primo passo da fare».



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