Lazio ai vertici in Italia ed Europa per imprese femminili, ma le giovani faticano a emergere

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I numeri crescono ma il divario economico non si attenua. È questo il risultato che balza agli occhi dell’indagine “L’imprenditoria femminile in Italia tra crescita e ostacoli strutturali” realizzata da Conflavoro. Uno studio che ha fotografato l’importanza, nel Paese, delle imprese al femminile. Un settore che, nel Lazio, conta 194.500 attività e lavoratrici autonome.

L’imprenditoria femminile nel Lazio

Il Lazio conta 147 mila imprese, il 10,4% di quelle italiane, seconda solo alla Lombardia che guida questa speciale classifica con 182 mila aziende. Terza, invece, la Campania con 137 mila imprese. Queste tre regioni sono anche ai vertici in Europa, con la Lombardia prima assoluta (236 mila imprese femminili e lavoratrici autonome) e Lazio (194.500) e Campania (185 mila) nelle prime 10.

Un dato importante quello del Lazio se si pensa che, in Italia, le imprese femminili sono 1,3 milioni e danno lavoro a 4,7 milioni di persone generando un fatturato tra i 200 e i 240 miliardi di euro, ossia il 10-12% del Pil nazionale. “Tuttavia, il divario economico rispetto alle imprese maschili è del 60%, a dimostrazione che resta molta strada ancora da percorrere” ha evidenziato, in una nota, Roberto Capobianco, presidente di Conflavoro, presentando i dati elaborati dal centro studi dell’associazione, diretto da Sandro Susini.

Difficoltà per le giovani imprenditrici

Non c’è solo il problema del divario economico. Ad oggi è difficili per le donne giovani avviare un’attività. “Nonostante i numeri incoraggianti – ha sottolineato Capobianco – che testimoniano anche la capacità delle imprenditrici italiane di competere su scala internazionale, purtroppo le giovani donne stanno smettendo di fare impresa, influenzate da ostacoli strutturali come l’accesso al credito e la conciliazione vita-lavoro. Il 48% delle imprese femminili è guidato da over 50, il 38% da 35-49enni e solo il 14% da under 35. Sostenere le donne imprenditrici non è più solo una questione di giustizia sociale, ma anche una priorità economica e di futuro del Paese. Non l’8 marzo, ma sempre” ha concluso Capobianco.

Dello stesso avviso Laura Baldi, presidente di Conflavoro Impresa Donna: “Le imprenditrici italiane sono una risorsa fondamentale per il Paese, creano valore e occupazione. Conciliare responsabilità aziendali con quelle familiari resta però una sfida. Molte donne imprenditrici devono scegliere tra la carriera e la maternità, tra la carriera e la vicinanza ai figli minori o a parenti non autosufficienti. Ogni anno ciò provoca la chiusura di circa 3200 imprese femminili. C’è un forte bisogno di politiche di tutela e sostegno. Noi, insieme alle altre associazioni del Comitato Impresa Donna del Mimit presieduto da Valentina Picca Bianchi, stiamo lavorando proprio per garantire che anche le imprenditrici abbiano gli stessi diritti delle lavoratrici dipendenti. Un percorso non facile, ma giusto e che, sono certa, porterà importanti risultati”.



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