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«L’amministrazione statunitense di Donald Trump ha deciso di applicare dazi del 25% sulle importazioni provenienti dall’Unione europea con l’obiettivo dichiarato di ridurre il deficit commerciale. Si tratta di una misura che ha un impatto diretto sull’economia continentale e, in particolare, su quella italiana, data la stretta relazione commerciale tra le due sponde dell’Atlantico. Per questo è fondamentale che la filiera imprenditoriale nazionale si orienti verso nuovi mercati come il Medioriente e l’Europa dell’Est». A dirlo è Salvatore Perozzi, Ceo del gruppo Vitaly Spa, commentando gli ultimi sviluppi della nuova strategia commerciale della Casa Bianca.
«L’inasprimento dei dazi statunitensi rappresenta una sfida significativa per le nostre imprese, ma è anche un’opportunità per rafforzare la presenza del Made in Italy nei mercati emergenti – aggiunge Perozzi – E, per supportare questa transizione, il nostro gruppo sta lavorando alla creazione di una private bank dedicata agli imprenditori italiani interessati all’internazionalizzazione. L’obiettivo è fornire strumenti finanziari su misura, strategie di investimento personalizzate e supporto legale adeguato per operare in contesti complessi come quelli dell’Europa orientale e del Medioriente».
Cresce l’export verso Romania e Repubblica Ceca
I numeri lo confermano, d’altronde. «Nel 2023, l’export italiano verso la Romania è aumentato del 7,5%, mentre la Repubblica Ceca ha registrato una crescita dell’8,3%», spiega ancora il finanziere. «La Polonia, in particolare, ha visto un incremento del 7% nelle importazioni di prodotti italiani rispetto all’anno precedente».
I settori italiani maggiormente colpiti da questi dazi sarebbero l’automotive, la meccanica e l’agroalimentare, pilastri fondamentali dell’export nazionale.
«Le stime indicano che l’introduzione di dazi del 10% potrebbe comportare una riduzione del 16,8% nelle esportazioni italiane verso gli Stati Uniti, traducendosi in una perdita di circa 3,8 miliardi di euro sul Prodotto interno lordo nazionale – prosegue Perozzi – Il settore vinicolo, ad esempio, fiore all’occhiello del Made in Italy, prevede una contrazione delle vendite negli Usa di 330 milioni di euro nel 2025 a causa delle nuove tariffe».
I rischi della contrazione del Pil
Queste tensioni commerciali non solo influenzano direttamente le esportazioni, ma possono anche avere ripercussioni sugli investimenti e sulla crescita economica complessiva. «Analisi recenti suggeriscono infatti che tali misure potrebbero portare a una contrazione del Pil europeo dello 0,3%, con effetti negativi sull’occupazione e sulla competitività delle imprese».
Nasce così il progetto di una private bank di sostegno agli imprenditori. «Una struttura che aiuti le Pmi a fare sistema e ad affacciarsi su mercati alternativi come quelli arabi e dell’Europa orientale – sottolinea il Ceo di Vitaly – dove le occasioni di crescita non mancano». Fondamentale, in questo contesto, è anche il supporto tecnico legale offerto dallo studio legale internazionale Ila (International Lawyers Associates), guidato dal professor Alexandro Maria Tirelli, già attivo consulente di importanti gruppi finanziari e industriali a Dubai, Singapore e Malesia, su temi quali il tax planning globale e la consulenza penale d’impresa, per la risoluzione degli aspetti legali e di armonizzazione normativa per le aziende italiane che intendono espandersi all’estero.
Il surplus dell’Europa sugli Stati Uniti
«Nel 2023, l’Ue ha registrato un surplus commerciale di 157 miliardi di euro nei confronti degli Stati Uniti, evidenziando una forte dipendenza delle esportazioni europee dal mercato americano – conclude Perozzi – Il monito di Donald Trump non è certamente un fulmine a ciel sereno perché, fin dalla campagna elettorale dell’anno scorso, sapevamo quali sarebbero state le sue idee e le sue proposte. Ora è necessario organizzarsi ed evitare di commettere l’errore di farsi sopraffare dagli eventi».
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