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Con i voti favorevoli della maggioranza e l’astensione delle opposizioni, il consiglio regionale del Veneto ha approvato il disegno di legge della giunta in materia di attrazione degli investimenti. «Una legge che accrescerà ulteriormente il prestigio e la competitività della nostra regione incentivando le imprese ad investire in Veneto e a reinsediare sul nostro territorio le lavorazioni delocalizzate negli anni scorsi», ha commentato l’assessore regionale allo sviluppo economico Roberto Marcato.
La legge è stata costruita fin dal principio con le categorie economiche e le parti sociali e contempla diverse misure per attrarre investimenti in Veneto da parte di imprese di altre regioni ed estere, generando così opportunità di crescita, innovazione, trasferimento tecnologico e integrazione nelle catene di valore globale. «È il primo provvedimento che riguarda le grandi aziende, con evidenti effetti in termini di indotto per il nostro tessuto produttivo fatto da piccole e micro imprese – ha spiegato Marcato – Con questa legge, ed investendo 47 milioni di euro, diciamo che il Veneto è terra fertile anche per la grande impresa capace di portare nuova linfa alla nostra terra. Di fatto, il modello veneto di imprenditorialità potrà sostenere circa 50 progetti che grazie all’effetto moltiplicatore garantito dall’intervento regionale si prevede genereranno oltre 140 milioni di euro di nuovi investimenti. Una misura anticrisi non da poco, che apre la strada alla creazione di nuovi insediamenti produttivi. Avranno titolo preferenziale gli investimenti diretti alla riconversione e al riutilizzo degli stabilimenti nei settori strategici per la nostra economia. Oggi prendiamo per mano ed accompagniamo chi vuol investire nella nostra terra, contribuendo alla crescita del Pil che nel 2024 è stata dello 0,5% e nel 2025 è prevista allo 0,6%».
Pur astenendosi dal votarla, su questa legge sono comunque intervenuti alcuni consiglieri regionali di opposizione. In sede di dichiarazione di voto, Renzo Masolo di Europa Verde) ha affermato che «pur trattandosi di una legge sicuramente giusta, avrebbe dovuto essere molto più coraggiosa, perché i tempi sono maturi per farlo, per dare, a fine mandato, segnali forti di visione per il futuro della nostra Regione. Secondo noi, bisognava cambiare il modello di mobilità in chiave sostenibile, per poter creare tantissima occupazione e sostenere così le imprese. E manca una visione sul contenimento del consumo di suolo». Per il Partito Democratico, la consigliera Vanessa Camani ha sottolineato: «Dobbiamo creare sinergie a livello regionale, nazionale ed europeo per costruire assieme le nuove politiche industriali, ma la Regione, su questo fronte, deve cambiare rotta: serve un piano strategico, una visione complessiva che copra i prossimi decenni, che va costruita con grande responsabilità. Crediamo che questa proposta normativa abbia il limite di rincorrere singoli investimenti ma sia priva di una lettura complessiva dei processi in campo». Mentre per Elena Ostanel di Veneto che Vogliamo «questa legge arriva tardi, ma sancisce la fine di un’era: ora serve un intervento pubblico, anche per sostenere le imprese. Sarebbe servito, tra altri aspetti, inserire premialità per chi investe in lavori di qualità, nell’occupazione giovanile, per dare un motivo di rientrare a quei tanti, troppi giovani che se ne sono andati all’estero. Manca una visione complessiva e il monitoraggio futuro sulle ricadute per i territori». Ed infine Arturo Lorenzoni, portavoce dell’opposizione, ha dichiarato: «Dobbiamo essere innovativi e creare accessi diretti tra aziende e percorsi formativi. Dobbiamo dare spazio ai giovani: il valore incrementale verrà nei prossimi anni dalle imprese della conoscenza; abbiamo bisogno di giovani capaci e preparati che possano dialogare con chi fa impresa. Noi non abbiamo fatto ostruzionismo, bensì cercato di dare contenuti più stringenti al provvedimento».
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