Sviluppo di nanobiopesticidi e nanobiostimolanti

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In un’epoca in cui la sostenibilità agricola è al centro delle politiche globali, l’innovazione diventa la chiave per un futuro più verde. È in questo contesto che nasce il progetto “Sviluppo di nanobiopesticidi e nanobiostimolanti tramite una piattaforma di delivery innovativa”, coordinato da Elodie Vandelle del dipartimento di Biotecnologie Univr, e vincitore del bando “Ricerca e sviluppo” di Fondazione Caritro.

Il progetto, che ha ricevuto un finanziamento di 95 mila euro dalla Fondazione Caritro nell’ambito del bando “Ricerca e sviluppo 2024”, mira a rivoluzionare il settore agricolo con soluzioni biotecnologiche all’avanguardia. A coordinare il progetto è Elodie Vandelle, docente di Patologia vegetale del dipartimento di Biotecnologie dell’università di Verona, con la collaborazione delle docenti Univr Linda Avesani e Anita Zamboni.

La ricerca si pone l’obiettivo di utilizzare innovativi biopesticidi biodegradabili che forniscono protezione alla pianta, permettendo di evitare l’uso di pesticidi inquinanti per l’ambiente e per l’organismo umano.

Ne abbiamo parlato con la coordinatrice del progetto, Elodie Vandelle.

Professoressa Vandelle, ci spiega la portata del progetto?

I pesticidi e i fertilizzanti sono ampiamente utilizzati in agricoltura per ridurre le perdite e mantenere alta la qualità del prodotto. Tuttavia, il loro impiego solleva ingenti preoccupazioni circa i rischi per la salute e l’ambiente. Vi è quindi la necessità di ripensare i sistemi di protezione e nutrizione delle colture con nuovi prodotti efficaci e con un comprovato profilo di sicurezza. Il progetto ha quindi l’obiettivo di sviluppare un’innovativa forma di biocontrollo dei patogeni e di biostimolanti, attraverso l’impiego di biomolecole completamente biodegradabili, basate su peptidi in grado di indurre la difesa delle piante o di stimolarne la crescita, combinati a nanoparticelle proteiche.

Come verrà applicata concretamente la ricerca?

Le nanoparticelle funzionalizzate verranno prodotte su media scala, utilizzando le piante come “bioreattori” per una produzione eco-sostenibile e poco costosa, e applicate su piccoli frutti come la fragola, la cui coltivazione risulta economicamente rilevante per il Trentino e richiede elevati standard di qualità.

Dove risiede l’importanza del progetto?

L’innovazione in ambito agronomico e, in particolare, nello sviluppo di prodotti fitosanitari alternativi rispetto alle soluzioni disponibili oggi è considerata di primaria importanza al fine di raggiungere gli obiettivi di sostenibilità in agricoltura previsti dalla politica agraria comune (Pac). Inoltre, viene considerato altrettanto importante lo sviluppo di strumenti di rilascio dei principi attivi contenuti nei prodotti fitosanitari (Bakare et al., 2023). Questo aspetto è di fondamentale importanza perché permette di ottenere strumenti adattabili alle esigenze dei produttori, salvaguardando il profilo tossicologico dell’ecosistema agrario e la salute dell’uomo. In questo contesto, il know-how dell’università, in concerto con le capacità di sviluppo dell’impresa, costituisce un sodalizio necessario per tradurre le conoscenze in prodotto.

Qual è stata la forza degli attori della ricerca e come contribuirà al territorio?

Il gruppo proponente è multidisciplinare (patologia vegetale, genetica agraria e chimica agraria) e multisettoriale, data la presenza dell’università (ricerca/sviluppo) e di un’azienda – la veronese Diamante Srl – con core business mirato alla produzione di soluzioni biotecnologiche. La presenza in Trentino garantirà una costante interazione con le parti interessate del territorio, assicurando la filiera di sviluppo di un prodotto altamente innovativo, dalla progettazione all’applicazione.

 

Sara Mauroner



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