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L’analisi “State of Italian VC” di P101 evidenzia la trasformazione del settore in un’industria strutturata, pur rimanendo distante dai principali mercati europei
Dieci anni di trasformazione
Andrea Di Camillo, Founder e Managing Partner di P101, ha commentato: “In dieci anni il Venture Capital italiano si è trasformato diventando un’industria: siamo passati da circa 30 a 150 operatori di VC, abbiamo decuplicato la capacità di investimento e contribuito allo sviluppo di imprese innovative in cui sono stati investiti quasi 9 miliardi di euro. Tutto questo, mentre i fondi sono diventati un asset class interessante”.
Tuttavia, Di Camillo ha anche sottolineato la necessità di colmare il divario con altri paesi europei. Gli investimenti pro-capite in Italia rimangono tra i più bassi in Europa, il che porta a diverse conseguenze negative: meno aziende, operatori di dimensioni ridotte, un minor numero di storie di successo, difficoltà nell’espansione internazionale e un processo di rinnovamento imprenditoriale più lento.
Di Camillo ha evidenziato che: “Il mercato deve diventare più dinamico e il VC deve continuare a crescere con il supporto di capitali pazienti, perché l’orizzonte temporale dell’innovazione non può essere di breve termine. Questi capitali iniziano ad arrivare anche da oltre confine, da investitori consapevoli che questo è il momento di investire sull’innovazione europea e che l’Italia può rappresentare un’opportunità perché l’ecosistema del VC ha oggi basi solide ed è entrato in una nuova importante fase di sviluppo. Ma non è solo una questione di capitale. La diffusione in Italia di una cultura del valore dell’innovazione e della nuova imprenditorialità può liberare risorse, anche finanziarie, ed alimentare un ciclo virtuoso indispensabile a non lasciare il Paese indietro in una fase di grandi cambiamenti come quello attuale”.
Evoluzione degli investimenti: Italia vs Europa
Negli ultimi dieci anni, il VC italiano ha investito complessivamente circa 8,6 miliardi di euro in startup, con un aumento del 467% rispetto ai 194,3 milioni di euro del 2015. Di questi, circa 7 miliardi di euro sono stati investiti negli ultimi cinque anni.
Dal 2020 al 2024, l’Italia ha migliorato la sua posizione, classificandosi decima in Europa per investimenti. Ha superato l’Austria (6 miliardi di euro) e il Portogallo (5 miliardi di euro), ma rimane distante da Spagna (13,1 miliardi di euro) e dai tre leader di mercato: Regno Unito (114,2 miliardi di euro), Francia (50,6 miliardi di euro) e Germania (48,8 miliardi di euro).
Nel 2024, gli investimenti europei hanno raggiunto quasi i 60 miliardi di euro attraverso 13.451 operazioni (una diminuzione del 22%). L’Italia ha investito 1,1 miliardi di euro (un calo del 9,5% rispetto al 2023) attraverso 628 operazioni (una diminuzione del 28%), realizzate da un numero crescente di operatori di VC, passati da circa 30 a 150 in un decennio.
Il capitale mediano investito in startup italiane ha raggiunto i 540.000 euro, più che raddoppiando rispetto ai 250.000 euro del 2023 e quintuplicando rispetto ai 110.000 euro del 2015. Tuttavia, l’Italia rimane significativamente al di sotto di Spagna (1,0 milioni di euro), Francia (2,19 milioni di euro) e Germania (3,22 milioni di euro).
Nonostante sia la quarta economia d’Europa, gli investimenti di venture capital in Italia rimangono bassi rispetto al suo potenziale. Gli investimenti pro-capite nel 2024 ammontano a 114 euro, collocando l’Italia al 24° posto, quart’ultima tra i Paesi dell’Unione Europea.
Il mercato italiano nel 2024 si è concentrato principalmente sulle operazioni Pre-Seed, rappresentando il 56% del totale. Tuttavia, queste operazioni hanno attratto solo il 5% del capitale totale. Le operazioni Late Stage, d’altra parte, hanno rappresentato solo il 16% del numero di operazioni, ma hanno assorbito il 69% degli 1,1 miliardi di euro investiti (rispetto al 25% del 2015). La Spagna ha mostrato un modello simile, mentre Francia e Germania hanno mostrato un’allocazione più equilibrata, in linea con l’Europa nel suo complesso.
Settori di investimento
Nel 2024 si è assistito a un cambiamento strategico negli investimenti, con un riorientamento del capitale verso settori come la sostenibilità, l’automazione e l’aerospaziale, a discapito dell’economia digitale, che aveva dominato in precedenza. In passato, gli investimenti di VC in Italia si erano concentrati su FinTech, E-Commerce e SaaS, che avevano attratto rispettivamente 1,77 miliardi, 1,46 miliardi e 1,46 miliardi di euro in cinque anni. Nel 2024, l’Italia ha accelerato gli investimenti nel deeptech, con 693 milioni di euro (+14% rispetto al 2023 e +7,5 volte rispetto agli 84 milioni di euro del 2015), posizionandosi potenzialmente come un hub per le tecnologie di frontiera.
I settori che rientrano in quest’ambito includono:
– CleanTech: il settore più finanziato in Italia con 306 milioni di euro (+71% rispetto al 2023 e +1.327% dal 2020).
– Space Technology: 161 milioni di euro (+233% rispetto al 2023 e +1.508% dal 2020).
– Robotics & Drones: 161 milioni di euro (+443% rispetto al 2023 e +1.230% dal 2020).
– Intelligenza Artificiale e Machine Learning (AI e ML).
– Cybersecurity.
I tre segmenti evidenziano una crescita significativa a cinque anni, confermando l’evoluzione dei trend di investimento.
Il settore italiano dell’Intelligenza Artificiale e Machine Learning (AI e ML), che è al primo posto in Francia (2,97 miliardi di euro, +66%) e Germania (1,77 miliardi di euro, +19% su base annua), è sesto in Italia (155 milioni di euro, rispetto ai 193 milioni di euro del 2023). La Cybersecurity ha quasi triplicato i finanziamenti, raggiungendo i 52 milioni di euro, a testimonianza delle crescenti preoccupazioni per la sicurezza digitale.
Milano e Roma: i poli dell’innovazione
Tra il 2020 e il 2024, il Nord-Ovest ha dominato il panorama italiano del VC, attirando investimenti per 5,3 miliardi di euro (76% del capitale totale) attraverso 1.900 operazioni. Gran parte di questi investimenti sono stati concentrati a Milano (4,1 miliardi di euro), che continua a guidare gli investimenti nel FinTech.
Il Nord-Est si è assicurato 459 milioni di euro, principalmente investiti in SaaS, Life Sciences e CleanTech, con Bologna come hub principale (89 milioni di euro). Il Centro ha attirato investimenti per 796 milioni di euro, trainati da Roma (295 milioni di euro), particolarmente attiva nell’AI, EdTech e Robotica, e Pisa (201 milioni di euro). Il Sud conta investimenti per 304 milioni di euro trainati da Napoli, (95 milioni di euro), che ha mostrato una crescita promettente nella Sanità digitale e nel SaaS.
Exit: acquisizioni dominano, IPO in ritardo
Nel 2024, le 27 exit del VC sono state dominate da acquisizioni e buyout, mentre le IPO sono scese a zero dalle 3 del 2023. Il mercato europeo delle IPO è molto più dinamico: nel 2024, l’Europa ha registrato 235 IPO totali (22 in Italia), di cui 18 sostenute da VC (7,7%).
Le società supportate da VC hanno contribuito in modo minimo al mercato delle IPO in Italia, con un totale di sole 24 quotazioni in dieci anni, mentre nel corso del decennio, l’Europa ha visto 616 IPO sostenute da VC, 25 volte più dell’Italia.
Le acquisizioni si confermano la via principale per le exit italiane, stabilizzandosi tra 20 e 26 operazioni all’anno dal 2015, anche se le 21 del 2024 restano al di sotto di Spagna (31), Francia (108) e Germania (93). Il private equity sta mostrando un maggiore interesse per le startup italiane, ma il mercato rimane piccolo rispetto ai principali paesi europei. Nel complesso, il mercato italiano delle exit si sta sviluppando, ma rimane poco liquido e dinamico, con un ritardo significativo nelle IPO e un numero assoluto di operazioni ancora limitato.
Raccolta fondi: resilienza italiana nel contesto europeo
Nel 2024 in Europa sono stati raccolti oltre 20 miliardi di euro attraverso 228 fondi, 17 dei quali hanno superato i 500 milioni di euro di capitale raccolto, mentre due hanno chiuso la raccolta sopra la soglia del miliardo di euro. Di questi 228 fondi, solo 15 sono italiani: nessuno di questi ha superato i 250 milioni di euro e la raccolta italiana nel 2024 si è chiusa a quota 837 milioni di euro, evidenziando, tuttavia, un calo (-28% sul 23) decisamente inferiore rispetto a Spagna (-63%), Francia (-45%) e Germania (-64%), a conferma della resilienza dell’ecosistema italiano e del suo ruolo crescente nel VC europeo.
In dieci anni in Italia sono stati raccolti attraverso 119 fondi 7,4 miliardi di euro, 5 dei quali negli ultimi 5 anni. Sebbene l’Italia abbia duplicato in dieci anni la sua capacità di raccolta fondi, rappresenta ancora una piccola frazione del totale europeo: tra il 2020 e il 2024, i fondi europei hanno raccolto 164,5 miliardi di euro, trainati da tre Paesi, Regno Unito (47,4 miliardi di euro), Germania (18,9 miliardi di euro) e Francia (15,3 miliardi di euro).
L’aumento delle dimensioni dei fondi, idealmente trainati sempre più da investitori istituzionali, sarà fondamentale per rafforzare la capacità di investimento in innovazione dell’Italia e tenere il passo dei paesi europei che oggi dominano il settore.
Investitori: cresce l’interesse estero
La presenza di investitori esteri in Italia è in aumento, rappresentando il 45% dei 498 investitori in startup nel 2024, rispetto al 29% del 2020. Questo aumento è trainato principalmente da operatori europei, mentre la partecipazione di operatori nordamericani è rimasta relativamente stabile nel tempo al 10-12%, così come quella di investitori asiatici e del resto del mondo, che rappresentano meno del 6%.
L’analisi degli investitori in fondi di VC (“Limited Partner” o “LP“) rivela alcune peculiarità italiane: sono al 68,5% nazionali, rispetto al 43,8% della Germania, e sono prevalentemente istituti bancari (20,3%). La partecipazione delle compagnie di assicurazione è scarsa, rappresentando solo il 3,5% degli impegni nei fondi in Italia, rispetto, ad esempio, al 15,9% della Francia. Quest’ultima vede un elevato coinvolgimento anche degli high-net-worth individuals (7,9%), che in Italia contribuiscono ai commitment solo al 2,8%.
Questa situazione evidenzia la necessità per il VC del Paese di accelerare la diversificazione dei propri investitori, elemento essenziale all’aumento della dimensione dei fondi e della capacità di investimento in innovazione.
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