Piazza Affari, i fondi pensione investano per legge nelle pmi quotate

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Ultim’ora news 24 febbraio ore 20


Il tema dei fondi pensione che non investono in maniera adeguata nelle società italiane diventa una richiesta formale al governo di intervenire. Il Comitato degli Operatori di Mercato e degli Investitori (Comi), nato nel 2018 in seno alla Consob per agevolare il confronto con gli operatori e presieduto da Pier Carlo Padoan (ex ministro, presidente di Unicredit), ha messo per iscritto, nel verbale dell’ultima riunione di febbraio, la richiesta ex lege ai fondi pensione di investire nelle piccole e medie imprese quotate a Piazza Affari. All’interno del comitato siedono personalità di spicco del mondo della finanza, come Gian Maria Gros Pietro, presidente del consiglio di amministrazione di Intesa Sanpaolo.

Come ricorda una ricerca di Ambromobiliare, i fondi pensione italiani sono orientati a investire soprattutto in titoli esteri, erano 32,5 miliardi di euro nel complesso nel 2023, contro 1,5 miliardi riservati alle società italiane. Nel verbale del Comi, il presidente Padoan tocca il tema sull’importanza che vengano elaborate, a livello europeo, ricette di politica economica per far dialogare domanda e offerta di capitali facendo crescere le società scambiate sui listini.

L’obbligo per legge

Fra le possibili leve per attirare liquidità sui mercati emerge dal dibattito in seno al comitato degli operatori di mercato «l’introduzione di un obbligo ex lege per i fondi pensione di un investimento minimo in strumenti azionari emessi da pmi italiane o europee», così come «la previsione di incentivi di natura fiscale per gli investimenti in strumenti azionari e l’introduzione di una categoria intermedia di investitori cui possa essere consentito l’investimento anche in prodotti complessi, soprattutto se assistiti da un servizio di consulenza o di gestione di portafogli».

Il Comi chiede quindi al governo di imporre ai fondi pensione di investire una quota minima (nel documento non è specificata una percentuale degli asset in gestione) nell’economia reale, ovvero nelle società che l’Unione europea considera piccole e medie imprese, caratterizzate quindi da un fatturato fino a 50 milioni di euro e con non oltre 250 dipendenti. Si tratta soprattutto di aziende scambiate sul segmento Euronext Growth Milan.

Centemero: proposta condivisibile

Secondo Giovanni Natali, presidente di AssoNext, l’associazione delle pmi quotate, «non è accettabile che i risparmi forzati dei lavoratori italiani vengano investiti in maggioranza in aziende estere, che poi fanno concorrenza alle nostre pmi. Questa impostazione, abbinata al fondo di fondi del Mef, potrebbe essere la svolta rivoluzionaria per favorire la capitalizzazione e la crescita delle pmi italiane».

Quanto al governo, Giulio Centemero, membro della Commissione Finanze, ritiene «la proposta condivisibile, potrebbe essere declinata come quella contenuta nella Legge Concorrenza per quanto riguarda il venture capital: un vincolo di portfolio al fine del godimento delle agevolazioni fiscali connesse». Centemero fa riferimento all’emendamento al disegno di legge sulla Concorrenza che interviene sulle startup innovative, secondo cui i fondi pensione e le casse previdenziali private, per poter mantenere le esenzioni fiscali previste, dovranno investire nei veicoli di venture capital almeno il 5% degli investimenti qualificati dell’anno precedente, quota che dovrà salire al 10% dal 2026. Questo requisito è condizione necessaria per mantenere l’esenzione fiscale sul capital gain (26%). (riproduzione riservata)



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