governo in difficoltà sulle misure contro il caro energia

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aggiornamento



24 Febbraio 2025



18:54

Niente da fare per il decreto Bollette in cui il governo Meloni dovrebbe inserire diverse novità per abbassare il prezzo dell’energia: la misura era attesa domani al Consiglio dei ministri, ma il vertice è slittato a venerdì. Tra i problemi ci sarebbero la difficoltà a trovare i soldi necessari e a non andare contro il Pnrr.

Il governo Meloni avrebbe dovuto riunirsi domani mattina, attorno alle 9, per approvare il decreto Bollette atteso da settimane. Una misura annunciata dal ministro Giorgetti per fare fronte al caro energia che sta colpendo famiglie e imprese. Tuttavia, bisognerà aspettare ancora. Il Cdm è stato rinviato, e dovrebbe svolgersi venerdì mattina.

Ancora qualche giorno per permettere all’esecutivo di risolvere i problemi del decreto, evidentemente più complessi di quanto ci si aspettasse, dal punto di vista delle coperture e della compatibilità con il Pnrr. Tra le misure fatte circolare nelle anticipazioni degli scorsi giorni ci sono un allargamento dei bonus sociali bollette e alcuni interventi per agevolare le imprese.

In serata, una nota fatta circolare da Palazzo Chigi ha affermato che il rinvio sarebbe stato deciso da Giorgia Meloni, che avrebbe trovato la bozza “non soddisfacente” e avrebbe chiesto di “approfondire” altre possibilità. La versione ufficiale del governo, quindi, è che il rinvio sia dovuto alla scelta di cercare una risposta “più efficace” sul caro energia.

Perché il decreto Bollette del governo Meloni è in ritardo

Il ministro dell’Economia Giorgetti aveva parlato a metà febbraio dei lavori in corso sul decreto, e il giorno dopo il vicepremier Tajani aveva annunciato che il dl sarebbe arrivato davanti al Consiglio dei ministri addirittura la settimana successiva. Subito, però, era stato chiaro che le cose non sarebbero andate così. Negli ultimi giorni sembrava che si fosse trovata la quadra sui contenuti del decreto, e che il Cdm di martedì potesse essere quello decisivo. Ma, ancora una volta, c’è stato un rinvio.

Insomma, il decreto Bollette si sta rivelando un grattacapo più grande del previsto. Uno dei motivi è certamente il suo costo: si stima che, con le misure ipotizzate, richiederebbe tra i tre e i quattro miliardi di euro. Una cifra importante, per degli interventi che avrebbero una durata limitata a qualche mese.

Come se non bastassero le difficoltà a trovare i soldi necessari, stando a fonti d’agenzia il governo Meloni starebbe anche cercando di limare le novità del decreto per non farle entrare in contrasto con il Pnrr. Problemi sia sul piano pratico – con le coperture da trovare – che su quello tecnico, dunque.

Oggi pomeriggio si sarebbe svolta una riunione tecnica a Palazzo Chigi, che avrebbe certificato che ci sono ancora troppi aspetti incerti e da definire. I tecnici del ministero dell’Ambiente e di quello dell’Economia, quindi, sarebbero ancora al lavoro per sciogliere i nodi rimasti.  Il prossimo appuntamento, dunque, sarebbe per venerdì alle 10 di mattina.

Quali sono le novità contro il caro energia che il governo vuole lanciare

Stando alle anticipazioni circolate in questi giorni, il governo con il nuovo decreto vorrebbe tornare a una misura già sperimentata in passato: l’allargamento dei bonus sociali bollette. Il requisito Isee per ottenere questo bonus, infatti, dovrebbe alzarsi rispetto agli attuali 9.530 euro. Secondo quanto detto dallo stesso ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin, si punterebbe a portarlo a 15mila euro, come fece il governo Draghi.

Ci sarebbero poi altre misure, altrettanto costose – ampliare il bonus potrebbe costare oltre un miliardo di euro – e anche più complesse dal punto di vista tecnico. Ad esempio, si dovrebbe provare a ridurre la differenza di prezzo del gas tra il mercato all’ingrosso italiano e il mercato di riferimento europeo.

Ancora, si vorrebbe dare il via a una compensazione per le aziende che devono pagare la tassa europea Ets, il meccanismo per compensare le emissioni di CO2. Come detto, si tratta di interventi che richiedono un lavoro tecnico approfondito. Lavoro che, evidentemente, il governo non è ancora riuscito a completare.





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