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Nella denuncia presentata poche settimane fa alla procura di Palermo da parte della presidente dell’Irca, Vitalba Vaccaro, sono elencati dubbi e presunte anomalie su appalti e affidamenti per oltre 800 mila euro. I riflettori sono puntati verso gli ultimi anni di lavoro dell’ex direttrice generale Lorenza Giardina. Ex ancora per poco, perché dopo una pronuncia del giudice del Lavoro, presto la burocrate tornerà, dopo oltre un anno, sulla stessa poltrona. È il paradosso dell’ente che dovrebbe unificare Ircac e Crias (80 dipendenti in tutto con il compito di agevolare il credito per artigiani e cooperative) e che rischia di trovarsi tra poco dilaniato dalle accuse incrociate.
Nella denuncia presentata a gennaio dalla presidente Vaccaro, che è anche un dirigente generale della Regione, si fa riferimento alla vicenda degli affidamenti alla società “Servizi Informatici srl” per il sistema informatico per la concessione del credito agevolato alle imprese. La questione emerge nel dicembre del 2023, racconta Vaccaro, quando, in seguito a un crash alla Crias, viene fuori che il fornitore del servizio informatico era titolare non di uno, ma di due affidamenti.
Il primo appalto, riassumono i vertici di Irca, è stato sottoscritto dalla dg Giardina con una procedura di affidamento diretto il 22 febbraio del 2023. Passano pochi mesi e, nel luglio del 2023, Giardina stipula un ulteriore contratto con la stessa società per la fornitura di “servizi centralizzati” per un importo di oltre 134 mila euro annui per cinque anni: una spesa complessiva superiore quindi ai 600 mila euro. Poi, dal primo dicembre di quell’anno, Giardina va in pensione.
Ma la questione degli affidamenti non finisce lì. A proposito del secondo appalto, ad esempio, “non risulta — scrive in una relazione il successore di Giardina, Piero Tortorici — preventivamente a tale sottoscrizione essere stata effettuata dal direttore generale (Giardina, ndr) alcuna attività endoprocedurale”. Non ci sarebbe stato nemmeno un passaggio dal cda a cui sarà semplicemente comunicata la sottoscrizione del contratto. Un affidamento che non rispetterebbe nemmeno, scrive però nella sua denuncia la presidente Vaccaro, le “norme del Codice dei contratti”. Un appalto difficilmente spiegabile per i vertici di Irca, visto che il cda aveva già “autorizzato un affidamento sottosoglia completo di ogni servizio necessario alla sua messa in produzione. Un eventuale successivo affidamento — prosegue Vaccaro nella denuncia — avrebbe dovuto seguire lo stesso iter di approvazione del cda” e, anzi, se il Consiglio fosse stato informato, aggiunge la presidente di Irca, “non avrebbe autorizzato una procedura di aggiudicazione diversa da quella prevista dal Codice dei contratti”. Ma quel contratto, prosegue Vaccaro, è stato sottoscritto dalla direttrice generale Giardina, prima di andare in pensione, nonostante non avesse osservato, secondo la presidente Vaccaro, le “disposizioni di legge sugli affidamenti sopra soglia”.
E dubbi affiorano anche sul primo affidamento. Davanti ai carabinieri della stazione Resuttana Colli di Palermo, a metà dicembre, l’ex direttore generale Pietro Tortorici ha denunciato la sparizione della busta contenente gli atti di gara. Come se non bastasse, sono saltate fuori due versioni distinte del capitolato. Una differenza che “solleva interrogativi su eventuali variazioni di contenuto tra le due versioni”.
Nel frattempo iniziano ad arrivare ad Irca le fatture della società. Di molte di queste, il pagamento è stato sospeso dall’ex direttore generale Tortorici, “in attesa di chiarimenti e approfondimenti”. La questione, adesso, è anche all’attenzione di forze dell’ordine e tribunale di Palermo.
Ma ecco il colpo di scena. Alla fine del 2024, Irca bandisce un concorso per la nomina di un nuovo direttore generale. A vincere è Giacomo Terranova. Ma tra i partecipanti c’è proprio la ex dg, Lorenza Giardina, che viene esclusa perché già in pensione, secondo le norme previste da un decreto legge, e comunque, nel punteggio, di pochi decimi dietro Terranova. Ma il ricorso urgente di Giardina capovolgerà tutto: il giudice monocratico afferma che lo stop alle nomine per i pensionati vale solo per gli enti pubblici e Irca non rientrerebbe tra questi. Inoltre, Giardina contesta la valutazione, con relativo punteggio, di un incarico al Cerisdi di Terranova. Anche in quel caso, il giudice le dà ragione. Giardina così “scavalca” Terranova. Tornando, di fatto, su quella poltrona contro la quale la presidente e il cda dello stesso ente hanno puntato il dito, portando il mistero degli appalti informatici dell’Irca fino alle scrivanie di carabinieri e magistrati.
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