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L’obiettivo del coordinamento, che comprende 88 atenei italiani, è contribuire al raggiungimento dei 17 obiettivi dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. L’intervista: «Siamo una comunità di oltre due milioni, le nostre azioni hanno un certo impatto»
Carmine Trecroci, docente di Economia all’Università degli Studi di Brescia, è il nuovo presidente della Rete delle Università per lo Sviluppo Sostenibile (RUS) per il triennio 2025-2027. Promossa nel 2016 dalla Conferenza dei Rettori delle Università Italiane, la RUS è la prima iniziativa di coordinamento e condivisione tra 88 atenei italiani impegnati sui temi della sostenibilità ambientale e della responsabilità sociale. Obiettivo principale, la diffusione della cultura e delle buone pratiche di sostenibilità, sia all’interno che all’esterno degli Atenei, per contribuire al raggiungimento dei 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite.
Buongiorno professor Trecroci, un bel risultato per lei e anche per Brescia.
«Sono attivo nella Rus dal 2016, quando le università aderenti erano poche. Negli anni siamo cresciuti e oggi praticamente ne fanno parte tutti gli atenei italiani. Il nostro ateneo porta a casa un riconoscimento di livello nazionale importante, frutto anche delle tante attestazioni di qualità ottenute».
Cosa fa la Rus?
«Serve a migliorare le azioni delle singole università per ridurre la propria impronta ecologica, che vuol dire lavorare per diminuire le emissioni in atmosfera, i consumi energetici, la mobilità individuale con mezzi a motore, migliorare l’allocazione degli spazi, i consumi idrici. Le 88 università, tra studenti e personale, sono una comunità di oltre due milioni di persone. Per cui le azioni hanno un impatto».
A Brescia l’università come si è mossa?
«Abbiamo riformato il nostro sistema energetico, su cui c’è ancora molto da fare, e ridotto la produzione dei rifiuti. E abbiamo sostenuto molto la mobilità collettiva, oltre a diverse altre misure. Inoltre è a Brescia che abbiamo promosso l’iniziativa a livello nazionale di Climbing for Climate: l’abbiamo ideata nel 2019, portiamo sui ghiacciai i rettori e i media per far vedere come siamo messi. Sono luoghi simbolici, sentinelle che bene anticipano quel che sta accadendo. Come Rus, cerchiamo di stimolare le università a promuovere decine di iniziative simili a livello locale».
A proposito, non avverte un’aria di restaurazione sui temi della sostenibilità?
«Diciamo che il vento sembra soffiare da tutt’altra parte. Ma noi siamo dalla parte della scienza, le università non possono esimersi dal lavorare per ridurre le emissioni. Il resto è politica, populismo, demagogia: che, siamo sicuri, non reggeranno l’impatto del tempo. Ad ogni modo, nonostante questo vento, la transizione energetica sta andando avanti, ogni giorno si progredisce sul fronte delle energie rinnovabili, tante imprese e tanti Paesi stanno compiendo sforzi concreti nella giusta direzione. Il nostro ruolo di studiosi è promuovere l’accelerazione di queste azioni e di promuovere la diffusione di questi concetti».
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