Il caro tassi e la stretta creditizia penalizzano le piccole e medie imprese piemontesi – Newsnovara.it

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Il caro-tassi e la stretta creditizia, nell’ultimo biennio, hanno travolto le imprese del Piemonte con 3.231 milioni di euro di maggiori oneri bancari, posizionando la nostra regione al quarto posto a livello nazionale. È quanto sottolineato da Confartigianato Imprese sulla base del rapporto dell’ufficio studi che ha analizzato i dati della Banca d’Italia tra giugno 2022 e settembre 2024.

Il Tae (tasso annuo effettivo) per le piccole imprese in Piemonte è dell’8,96%, rispetto al 6,42% delle medio-grandi. Questa dinamica mette in luce un evidente squilibrio nell’accesso al credito, penalizzando le realtà di minor dimensione. A livello nazionale il credito alle imprese ha subito una contrazione complessiva del 2,8%, mentre per le piccole imprese la flessione è stata più che doppia, evidenziando una contrazione a -6,8%. In Piemonte la flessione è pari al -1,5%, mentre per le piccole imprese ha toccato un -6,6%. Il quadro si appesantisce se guardiamo ai prestiti all’artigianato, che evidenziano una contrazione ancora più marcata: -12,7% in Piemonte (-12,5% a livello nazionale).

Il calo del credito non risparmia nessun settore economico. Tra i vari settori, nelle costruzioni il Tae applicato alle imprese del Piemonte è dell’8,10% (media nazionale del 7,42%); nei servizi per le attività il tasso è dell’6,52% (media nazionale del 6.58%); nel manifatturiero esteso con un Tae al 6,32% (media nazionale al 6,05%).

“Il lento, anzi lentissimo, riassorbirsi della bolla causata dall’extra-costo bancario mette ancora in difficoltà le attività produttive del Piemonte –commenta Giorgio Felici, presidente di Confartigianato Imprese Piemonte – nonostante la Banca Centrale Europea abbia cominciato a ridurre i tassi, gli effetti tangibili sono ancora poco quantificabili e le imprese non hanno la forza economica per sostenerne gli oneri. In un momento così complicato di crisi nell’export, aumento dei prezzi delle materie prime e dei costi energetici, diminuzione di commesse, non si possono chiedere ulteriori sacrifici al mondo imprenditoriale senza un supporto concreto fatto di incentivi e sgravi. Soprattutto se a governare gli investimenti sono le banche”.

“Gli oltre tre miliardi di euro di extra-costo per il credito alle realtà del Piemonte, è una cifra colossale che pesa maggiormente laddove le aziende sono più impegnate negli investimenti per crescere – prosegue Felici –. Questo è un tema su cui non si presta sufficiente attenzione da parte delle istituzioni, ma che concretamente rischia di frenare lo sviluppo delle nostre imprese”.

“Il credito – conclude Felici – è un nodo troppo strategico perché sia lasciato ai privati. Le banche aumentano sempre gli utili nei periodi di difficoltà dell’economia reale, alimentando il drenaggio di risorse dal lavoro alla finanza. Se si vuole che le nostre imprese continuino ad innovare e ad investire (come già stanno facendo con risorse proprie) o semplicemente si adattino alle strane direttive Ue, è necessario che possano accedere facilmente ai finanziamenti. Lo Stato deve tornare a presidiare il credito, erogandolo con i parametri dello sviluppo e dell’etica più che con quelli di Basilea, utili solo ad agevolare chi i soldi già li ha”.

Per Confartigianato Imprese Piemonte, purtroppo, il finanziamento alle piccole aziende resta, ancora legato alla percezione di alto rischio e quindi, così, cresce costo del denaro invece, spesso, l’impresa artigiana necessita di finanziamenti molto ridotti e quindi poco appetibili dal sistema bancario che lavora più su grandi importi.

l.b.





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