Finanza sostenibile: investitori esortano l’UE a mantenere le normative sulla finanza verde

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Il 4 febbraio 2025, oltre 160 investitori e multinazionali, gestendo un patrimonio complessivo di circa 6,6 trilioni di euro, hanno inviato una lettera aperta alla Commissione Europea. La preoccupazione principale riguarda le proposte di revisione delle normative sulla finanza sostenibile. Questi attori del mercato esortano la Commissione a mantenere intatto l’attuale quadro regolamentare, sottolineando che modifiche sostanziali potrebbero generare incertezza e compromettere gli investimenti necessari per il Green Deal europeo.

Le normative al centro del dibattito includono:

  • Direttiva sulla rendicontazione della sostenibilità aziendale (CSRD): richiede alle aziende di fornire dettagliate informazioni sulle loro pratiche di sostenibilità.
  • Direttiva sulla due diligence in materia di sostenibilità aziendale (CSDDD): obbliga le imprese a monitorare e affrontare questioni ambientali e di diritti umani lungo le loro catene di fornitura.
  • Tassonomia UE: un sistema di classificazione che identifica le attività economiche considerate sostenibili, guidando gli investimenti verso iniziative ecocompatibili.

La Commissione Europea ha annunciato l’intenzione di rivedere simultaneamente queste tre normative attraverso un “Pacchetto Omnibus“, previsto per il 26 febbraio 2025. L’obiettivo dichiarato è semplificare le procedure di rendicontazione, specialmente per le piccole e medie imprese (PMI), e rispondere alle richieste di riduzione della complessità regolamentare provenienti da vari settori industriali e da leader politici di paesi come Germania e Francia.

Gli investitori e le multinazionali firmatari della lettera temono che una revisione approfondita possa indebolire le attuali normative, creando incertezza normativa e ostacolando gli investimenti cruciali per la transizione verde dell’Europa; questi attori sottolineano l’importanza di mantenere un quadro regolamentare stabile e ambizioso per garantire trasparenza nelle pratiche di sostenibilità aziendale e per sostenere la competitività dell’Europa nel settore delle tecnologie pulite. Organizzazioni chiave come l’Institutional Investors Group on Climate Change (IIGCC), il Forum Europeo per gli Investimenti Sostenibili (Eurosif) e i Principles for Responsible Investment (PRI) hanno sostenuto questa posizione. Evidenziano che l’accesso a informazioni dettagliate sulle credenziali di sostenibilità delle aziende è fondamentale per le decisioni di investimento. La mancanza di tali informazioni potrebbe rappresentare una barriera agli investimenti, proprio mentre l’Europa cerca di competere con Cina e Stati Uniti nel campo delle tecnologie pulite. Alcune grandi aziende private, tra cui Amundi, L’Oreal e Carrefour, avevano precedentemente espresso preoccupazioni simili. All’inizio di gennaio 2025, insieme a multinazionali come Ferrero, Nestlé e Unilever, hanno inviato una missiva alla Commissione Europea, avvertendo che una possibile deregolamentazione delle normative ESG (Environmental, Social, and Governance) potrebbe minare i progressi compiuti finora in ambito di sostenibilità.

D’altro canto, alcune voci all’interno dell’industria sostengono che gli attuali requisiti di rendicontazione rappresentano un onere burocratico eccessivo. Patricia Volhard, responsabile della pratica di regolamentazione dei fondi europei presso lo studio legale Debevoise & Plimpton, ha affermato che le attuali richieste di dati sono “troppo onerose per l’industria“.

Mentre la Commissione Europea si prepara a presentare il “Pacchetto Omnibus“, gli investitori e le multinazionali chiedono cautela nelle modifiche alle normative sulla finanza sostenibile. Essi sottolineano che un quadro regolamentare stabile e ambizioso è essenziale per sostenere gli investimenti necessari alla transizione verde e per mantenere la competitività dell’Europa nel panorama globale delle tecnologie sostenibili.



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