“Competitività Italia”: produzione industriale -7,1%.

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito
Abruzzo
Agevolazioni
Agrigento
Alessandria
Ancona
Aosta
Arezzo
Ascoli-Piceno
Aste L'Aquila
Asti
Avellino
Bari
Barletta-Andria-Trani
Basilicata
Belluno
Benevento
Bergamo
Biella
Bologna
Bolzano
Brescia
Brindisi
Cagliari
Calabria
Caltanissetta
Campania
Campobasso
Carbonia Iglesias
Caserta
Catania
Catanzaro
Chieti
Como
Cremona
Crotone
Cuneo
Emilia-Romagna
Enna
Ferrara
Firenze
Foggia
Forli-Cesena
Friuli-Venezia Giulia
frosinone
Genova
Gorizia
Grosseto
Imperia
Isernia
Italia
La-Spezia
Latina
Lazio
Lecce
Lecco
Liguria
Livorno
Lodi
Lombardia
Lucca
Macerata
Mantova
Marche
Massa-Carrara
Matera
Messina
Milano
Modena
Molise
Monza-Brianza
Napoli
Novara
Nuoro
Olbia Tempio
Oristano
Padova
Palermo
Parma
Pavia
Perugia
Pesaro-Urbino
Pescara
Piacenza
Piemonte
Pisa
Pistoia
Pordenone
Potenza
Prato
Puglia
Ragusa
Ravenna
Reggio-Calabria
Reggio-Emilia
Rieti
Rimini
Roma
Rovigo
Salerno
Sardegna
Sassari
Savona
Sicilia
Siena
Siracusa
Sondrio
Sud sardegna
Taranto
Teramo
Terni
Torino
Toscana
Trapani
Trentino-Alto Adige
Trento
Treviso
Trieste
Udine
Umbria
Valle d'Aosta
Varese
Veneto
Venezia
Verbania
Vercelli
Verona
Vibo-Valentia
Vicenza
Viterbo


Contrariamente alle narrazioni ministeriali ed esecutive, l’Italia continua a perdere terreno. Come rilevato dall’Istat nel solo mese di dicembre la produzione industriale nel Paese è diminuita del 7,1%. Tra le vittime il settore dell’Automotive italiano, la cui produzione è arrivata addirittura sotto i livelli del 1957 (-23,6%).

Male anche il manufatturiero (-8,3%), la metallurgia (che perde il 4,6%), la fabbricazione di macchinari (-9,3%), la farmaceutica (-8,4%) e la chimica (-8.3%).

Se consideriamo tutto il 2024, il calo della produzione industriale rispetto al 2023 è stato del 3,5%. Positiva solo l’industria alimentare che registra un +1,8%.

Servirà a qualcosa chiedere le dimissioni del ministro delle Imprese, Adolfo Urso, in presenza di un altro Governo che vede nella riforma di qualche punto percentuale dell’IRPEF la principale “soluzione” ai problemi di un Paese ormai finito? Qualcuno/a, potrà dire che la crisi non è italiana, bensì europea. Ma, basta guardare i dati delle altre realtà europee per notare la crescita di alcune economie un tempo stigmatizzate per usare un eufemismo, senza contare la capacità dei Paesi un tempo “presi in giro” dagli italiani, di attirare oggi talenti e, in particolare expat, a partire dalla Bulgaria, Romania e Polonia.

foto Coldiretti



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link