Rincaro dei biglietti dei bus: a Bologna scatta la protesta

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Venerdì 14 febbraio alle 18 in piazza Maggiore, sotto Palazzo D’Accursio, ci sarà un’assemblea cittadina per protestare contro il rincaro dei biglietti dei bus Tper decisi dal comune di Bologna.

Con l’aumento del 53%, da 1,50 euro a 2,30 euro, «il trasporto pubblico di Bologna diventerà il più caro d’Italia, sempre più al servizio dei turisti e non di chi in questa città ci vive, lavora, studia», dicono gli organizzatori, con primi firmatari il Comitato Besta, Rete Reca, Ecoresistenze, Cambiare Rotta, Potere al Popolo Bologna, Usb, Sgb, OsaOpposizione studentesca d’alternativa, Rete dei comunisti Bologna.

Oltre ai movimenti civici si affiancano anche le opposizioni alla giunta guidata dal Dem Matteo Lepore, accusato di essere una sorta di Robin Hood al contrario, che ruba agli utenti del servizio di trasporto pubblico locale.

Per gli esponenti di Fratelli d’Italia si tratta di una «decisione inaccettabile che va a colpire chi deve muoversi per esigenze di lavoro o famigliari, ma anche le attività commerciali e le fasce più deboli della popolazione con totale mancata trasparenza nei confronti dei cittadini e degli elettori per aver annunciato la manovra pochi giorni dopo le recenti elezioni regionali», oltretutto, a detta dei meloniani felsinei, «a fronte di un servizio inefficiente di trasporto pubblico locale, per cui Tper è già stata sanzionata nel 2023».

Per il capogruppo comunale della Lega, Matteo De Benedetto, «si tratta di una scelta classista che vuole negare il diritto alla mobilità. Lepore vuole che l’auto la possa usare solo chi ha alti guadagni».

Le critiche per il rincaro dei biglietti del bus giungono anche da Forza Italia con Nicola Stanzani e Lanfranco Massari: «il messaggio dell’amministrazione è chiaro, i bolognesi devono muoversi solo a piedi o in bicicletta, magari in mezzo alle corsie condivise con auto, bus e moto. Dietro il paravento della sostenibilità, si cela un disegno punitivo che rende Bologna sempre meno accessibile e vivibile per chi ci abita o ci lavora».

Lepore è riuscito a fare protestare pure parte della sinistra: i Verdi si smarcano dalla decisione comunale affermando che «un trasporto pubblico costoso è tutto fuorché un servizio pubblico».

 

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