“Male manifattura e costruzioni. E dalle aziende meno investimenti”

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di Rossella Conte

Le piccole e medie imprese della Città Metropolitana hanno chiuso il 2024 con una contrazione dell’1,5% del fatturato rispetto all’anno precedente. Un dato che, se rapportato all’inflazione regionale dell’1,1% (superiore alla media nazionale), evidenzia una perdita ancora più marcata. Il quadro delineato dall’analisi di Cna Metropolitana conferma le difficoltà di un tessuto produttivo sotto pressione, alle prese con criticità strutturali e fattori esterni difficili da governare. L’indagine mostra un clima di incertezza crescente. Il 42% delle aziende intervistate ha dichiarato di voler ridurre gli investimenti e l’occupazione nel 2025, segnale di una fiducia in calo nel futuro economico del territorio.

“Se a questo scenario aggiungiamo i dati del recente Rapporto Irpet, che mostrano come la Toscana stia evitando la recessione solo grazie alle risorse del PNRR, il clima di incertezza internazionale e una produzione in calo dal 2022, le prospettive per il futuro appaiono ancora più preoccupanti” sottolinea Giacomo Cioni, presidente di Cna Metropolitana.

La crisi ha colpito in modo particolare la manifattura, che nel 2024 ha registrato un calo del 5,3% del fatturato, soprattutto a causa delle difficoltà nei settori della moda e della meccanica. Anche il comparto delle costruzioni ha subito una flessione del 3,3%, complice la progressiva riduzione degli incentivi. Il settore delle professioni ha registrato una perdita ancora più significativa (-6%), penalizzato dalla fragilità delle nuove attività e dal rallentamento economico, che ha ridotto la domanda di servizi specializzati. In controtendenza il turismo, che ha visto una crescita del 14% nel settore dell’alloggio e della ristorazione, spinto dall’afflusso record di visitatori.

Anche i servizi (+8%) e il mercato immobiliare (+7%) hanno segnato risultati positivi, con quest’ultimo trainato dalle compravendite di immobili destinati alla locazione turistica. A livello territoriale, le aree più penalizzate sono quelle legate alla moda. Scandicci-Lastra a Signa, polo della pelletteria, ha subito una perdita di quasi l’8%, mentre l’Empolese Valdelsa ha visto una contrazione del 6% nel settore delle confezioni. Anche il Valdarno Valdisieve (-0,6%) e il Mugello (-2%) hanno risentito della crisi della moda e della meccanica. ha registrato un lieve incremento del 2%, ma, al netto dell’inflazione, la crescita risulta solo apparente. “Se non si interviene rapidamente – conclude Cioni, il rischio è un indebolimento strutturale delle nostre imprese, con conseguenze difficilmente reversibili”.



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