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La Ue comincia ad alzare i toni, «non resteremo senza risposta», dopo l’ultima sfida di Trump sulla volontà di aumentare i dazi per le importazioni di acciaio e di alluminio al 25%, da qualsiasi paese provengano, Europa compresa.
La Ue «si rammarica profondamente della decisione ingiustificata», ha affermato ieri la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, giudicando che «sono tasse nefaste per le imprese e ancora peggio per i consumatori».
Dalla Ue arriveranno «contro-misure decise e proporzionate», ha precisato la presidente, «la Ue agirà per difendere i suoi interessi economici, proteggiamo i nostri lavoratori, le nostre imprese, i nostri consumatori», in sintonia con il Canada, Justin Trudeau era ieri a Parigi per il summit sull’AI al Grand Palais.
Ieri sera, c’è stato un primo bilaterale tra Ursula von der Leyen e il vice-presidente Usa, Vance, mentre la presidente della Commissione aspetta ancora un appuntamento con Trump. Alla fine solo un post: «Non vedo l’ora di continuare la cooperazione», ha scritto von der Leyen sui social.
Il presidente americano ha deciso di abolire le esenzioni e le eccezioni che gli Usa avevano adottato dopo il primo attacco sui dazi per acciaio e alluminio, nel 2018. Una misura che entrerà in vigore il 12 marzo. La Ue ha lo spazio per reagire con sangue freddo.
Ma anche se non ci sarà nessun accordo con Washington, stando agli accordi precedenti di sospensione temporanea dei diritti doganali Ue su prodotti Usa, decisi ai tempi del primo mandato di Trump, riprenderanno il 1° aprile, mentre le sanzioni Usa contro la Ue torneranno il 1° gennaio del 2026.
Il problema per la Ue è che Trump non vada al di là di acciaio e alluminio – «parleremo di altri settori» ha affermato – prendendosela con l’auto (dove la Ue impone tasse agli Usa del 10%, mentre viceversa gli Usa sono al 2,5% su quelle Ue). E anche con i prodotti farmaceutici (nel mirino in particolare il gigante danese Novo Nordiks, mentre il paese è già nel mirino per la Groenlandia).
Nel 2023, gli Usa hanno importato acciaio e alluminio per 110 miliardi di dollari, il 35% da Canada e Messico, la Ue è al terzo posto, con il 15%, ma per gli europei il mercato statunitense è in seconda posizione, con 3,8 milioni di tonnellate.
Acciaio e alluminio sono prodotti sensibili per la sovranità nazionale. Eurofer, l’organizzazione del padronato della siderurgia, è in allarme. «Trump aggraverà la situazione europea dell’acciaio» dice Eurofer, che sottolinea che anche dopo le esenzioni Usa la Ue ha ridotto la produzione.
Eurofer ricorda che nella Ue ci sono già 9 milioni di tonnellate di capacità chiuse, la siderurgia ha perso 18mila posti di lavoro. Il fatturato della siderurgia europea nel 2024 è stato di 191 miliardi di euro, con 140 milioni di tonnellate prodotte e 303mila occupati.
«Se l’Europa non decide di proteggere il mercato dalla concorrenza sleale sono pezzi della nostra industria che spariranno», si allarma il direttore di Arcelor-Mittal France, Alain Le Grix de la Salle. Ma Arcelor-Mittal è già scesa a patti con Trump: aprirà una fabbrica a Calvert in Alabama, mentre ha annullato il progetto di impianto di decarbonizzazione a Dunkerque, in Francia.
Trump ha minacciato un rialzo dei dazi senza sfumature. «Ci mettono 25% noi mettiamo 25%». Ma le regole della Wto non funzionano così: viene garantito un equilibrio generale, ma ogni paese sceglie come modulare i dazi, individuando i prodotti. Nel 2018, la Ue aveva reagito alle tasse doganali Usa su acciaio e alluminio, aumentando i dazi su certi prodotti Usa (moto Harley-Davidson, bourbon, jeans).
Rischiano però di esserci incrinature tra i 27, perché non tutti i paesi sono colpiti allo stesso modo dalle decisioni di Trump, anche se il cancelliere tedesco Olaf Scholz assicura che «se gli Usa non ci lasciano altra scelta, la Ue reagirà assieme».
Ma la paura è che scatti la corsa agli accordi bilaterali a cominciare da Ungheria e Italia.
A fine 2024, poche settimane prima dell’insediamento di Trump, Ursula von der Leyen aveva cercato di calmare gli Usa, accennando alla possibilità di aumentare gli acquisti di gas liquido per attenuare l’avanzo commerciale Ue (sui 157 miliardi per i beni, mentre la Ue è deficitaria sui servizi).
La presidente della Bce, Chistine Lagarde, aveva parlato di aumento di acquisti di armamenti. Il commissario di Commercio, Maros Sefcovic offre un «allineamento» della Ue agli Usa sulla politica verso la Cina.
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