Cer Valtellina: «Valore dal territorio e per il territorio»

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«È una comunità di soggetti, senza scopo di lucro, che ha come obiettivo quello di creare un valore ambientale e sociale, nonché economico anche per i cittadini», già invitati da subito, assieme ad imprese ed istituzioni «a compilare il form per dare la propria disponibilità ed entrare a far parte della della Comunità energetica rinnovabile (Cer) Valtellina», che vede in cabina di regia la Comunità montana di Sondrio. Al suo fianco 26 Comuni, compreso il capoluogo. Per aderire, senza alcun costo, basta un semplice click sul link “Aderisci” sul sito web https://cervaltellina.it.

Lo ha detto a chiare lettere Tommaso Lippi, referente di Energy4com, società cooperativa partner del progetto, il cui scopo è uno sviluppo sostenibile grazie alla diffusione di impianti a fonte rinnovabile, incentivando tale modalità di produzione e di consumo locale di energia. Arrivando così all’autosufficienza energetica, riducendo le emissioni di CO e favorendo lo sviluppo economico locale.

È iniziato così il tour di promozione della Cer Valtellina lunedì. Prima nel municipio di Piateda, poi in serata in quello di Berbenno e in entrambe le realtà numeroso il pubblico presente a testimonianza dell’interesse verso la materia di estrema attualità, gente di tutte le età, tra imprenditori e privati cittadini, che non hanno mancato di porre quesiti.

«É un progetto che intende trarre valore dal territorio e per il territorio» ha sottolineato Lippi, introdotto dai rispettivi sindaci, Simone Marchesini a Piateda e Valerio Fumasoni a Berbenno. Dopodiché l’esperto ha fatto esempi concreti, dimostrando alla platea il “meccanismo” che muove la Cer: «Prendiamo ad esempio una villa che produce con il suo fotovoltaico 6.600 kw l’anno, ma di questi ne consuma solo 2.600». E perché accade questo? «Perché il fotovoltaico residenziale – ha spiegato Lippi – ne consuma circa il 35%. Di conseguenza gli altri 4.000 non vengono consumati, ma rimessi – così accade ora – in rete, ritirati dal Gse che paga un tot all’utente». Se un impianto come questo, «entra in Cer si genera una componente economica, che viene ripartita secondo un regolamento, e l’energia non consumata viene condivisa – ha rimarcato – in tempo reale, quasi istantaneamente, con un’altra realtà, che sia una impresa, una scuola, e consumata per incentivare la produzione e il consumo locale». Ad oggi installare un impianto fotovoltaico, «senza inserirlo in una Cer, non ha alcun senso» ha assicurato.

Tre sono gli attori all’interno di una Cer: «Il consumer, che consuma energia e basta. C’è il produttore che la produce e poi una via di mezzo, il prosumer, cioé colui che possiede un proprio impianto di produzione di energia, della quale ne consuma una parte. La rimanente quota di energia può essere condivisa».

In base a quanto stabilito, «si è deciso di attribuire il 40% di ciò che viene generato a chi produce, quindi – riferendosi all’esempio concreto sopracitato – al proprietario della villa, perché è grazie a lui se si può condividere l’energia. Un 25% invece è destinato a chi consuma, l’altro 25% è destinato a finalità sociali», a progetti territoriali con ricaduta concreta «e poi un 10% per coprire i costi di gestione».

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