Il 5G arriva in undici comuni del Torinese, ma si teme il solito muro di proteste

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La rivoluzione digitale passa anche dal Torinese, dove ben undici comuni saranno interessati dall’installazione di nuovi impianti per la telefonia mobile. Poirino, Andezeno, Chivasso, Piossasco, Arignano, Lombriasco, Baldissero, Mazzè, Germagnano, Castiglione e Marentino sono le località in cui verranno posizionati i nuovi tralicci previsti dal piano nazionale “Italia 5G Addensamento”, un progetto finanziato con i fondi del Pnrr per migliorare la copertura nelle cosiddette “aree bianche”, zone in cui il segnale telefonico è carente o assente.

Il piano ha un valore complessivo di 346 milioni di euro stanziati a livello nazionale, di cui 54 milioni sono destinati al lotto che comprende Piemonte, Valle d’Aosta e Lazio. A realizzare gli impianti sarà un consorzio composto da Inwit, Tim e Vodafone, con l’obiettivo di potenziare la rete e garantire una connessione più stabile ed efficiente. Tuttavia, come già accaduto in altri territori, il progetto potrebbe incontrare resistenze da parte dei residenti e di alcuni comitati locali. Il timore è che, come successo a Orbassano, possano scattare proteste e ricorsi al Tar, ritardando l’attuazione del piano.

Dal Dipartimento per la Trasformazione Digitale della Presidenza del Consiglio dei Ministri spiegano che «il Piano Italia 5G ha l’obiettivo di incentivare la diffusione di reti mobili 5G nelle aree a fallimento di mercato, al fine di soddisfare il fabbisogno di connettività mobile di cittadini, imprese e pubbliche amministrazioni». Il progetto si compone di due interventi principali, il backhauling, che prevede il collegamento delle antenne alla rete in fibra ottica, e la densificazione, ovvero l’aumento del numero di impianti rispetto al 4G, così da garantire una copertura più ampia e uniforme.

Gli undici comuni torinesi coinvolti nel piano utilizzeranno fondi pubblici per migliorare le infrastrutture digitali del territorio. Si tratta di quello che gli analisti definiscono “innervamento del Paese nelle aree rurali e montane”, un passaggio fondamentale per colmare il digital divide e garantire a tutti l’accesso alla rete veloce. Resta ancora da stabilire se l’installazione degli impianti avverrà nel corso del 2025 o del 2026, anno in cui scadranno i termini per l’utilizzo dei fondi europei post-pandemia del programma “Next Generation EU”.

Il potenziamento della rete mobile si inserisce in un contesto più ampio, che vede il Pnrr impegnato anche attraverso il Piano Italia 1 Giga e il Piano Italia 5G, due iniziative pensate per migliorare la connettività in tutto il Paese. Secondo un ultimo rilevamento condotto da Uncem a fine 2024, sono ancora oltre 4200 aree in Italia in cui uno o più operatori di telefonia “non danno segnale”, un problema che si cerca di risolvere con il rafforzamento delle infrastrutture digitali.

L’espansione del 5G comporta la necessità di una rete più capillare rispetto al passato, con un numero maggiore di antenne rispetto al 4G. A sottolineare l’importanza di questi investimenti è il presidente nazionale di Uncem, Marco Bussone, secondo cui «il 5G deve raggiungere tutte le valli alpine e le zone collinari. I Comuni devono stendere un tappeto rosso agli operatori che stanno facendo investimenti, sia con fondi pubblici sia con operazioni di potenziamento mosse dalle stesse imprese. Abbiamo urgenza di questo addensamento e potenziamento dei segnali. Rischiamo invece un nuovo divario, se i Comuni saranno timidi e se i piani marceranno lentamente».

Se da un lato il progetto promette di migliorare la connettività e ridurre le disuguaglianze digitali, dall’altro si prevede che l’installazione di nuovi tralicci possa incontrare non poche difficoltà. Il dibattito resta aperto e, mentre gli operatori si preparano ad avviare i lavori, resta da vedere come le comunità locali reagiranno di fronte all’arrivo delle nuove infrastrutture, tra aspettative di modernizzazione e possibili contestazioni.





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